Realizzazione grafica by Luciano Curtarello© - Tutti i diritti riservati - ©Nino Galizzi - Rev. Aprile 2023|Mod. 001
NINO GALIZZI
SCULTORE
Autoritratto | 1945
Gesso, h cm 30
Accademia Carrara di Bergamo
Biografia
Tre sorelle Berzi
Giuseppina Berzi
Gesso, h cm 60
Nino Galizzi nasce a Bergamo il 12 marzo 1891.
Compie
i
primi
studi
alla
scuola
d'Arte
applicata
Andrea
Fantoni
e all'Accademia Carrara di Bergamo.
Presta
servizio
militare
per
quasi
sei
anni
durante
il
periodo
della
Grande
Guerra
(1915-1918).
Combatte
su
tutti
i
fronti,
in
Macedonia,
Serbia
e
Grecia,
guadagnandosi
promozioni
e
decorazioni al valore.
Dopo
la
parentesi
militare
riprende
gli
studi
e
il
lavoro
tra
Roma, Firenze e Parigi.
Nel
1921
sposa
Teresa
Giandomenici,
insegnante
di
Pittura,
dalla quale ha 3 figli, Paolo, Silvia e Bianca.
Abita e lavora alternativamente a Milano, Roma e Bergamo.
Partecipa
a
innumerevoli
ed
importanti
esposizioni
nazionali
come
la
Biennale
di
Venezia,
la
Quadriennale
di
Roma,
la
Permanente di Milano.
Tiene varie mostre personali sia in Italia che all'Estero.
Per
qualche
tempo
insegna
plastica
presso
l'Accademia
Carrara
di
Bergamo.
Partecipa
all'organizzazione
di
concorsi
e
premi
facendo
parte
di
diverse
Giurie.
Diverse
poi
le
collaborazioni
con giornali e riviste.
Nino Galizzi muore a Bergamo il 20 settembre 1975.
Molte
sue
opere
si
trovano
in
importanti
collezioni
private
e
in
edifici pubblici di Bergamo, Milano e Roma.
Bibliografia
• G. Nicodemi,
Lo scultore Nino Galizzi
,
Clusone 1933, Arti Grafiche Giudici
• G. Visentini,
Nino Galizzi sculture
,
Bergamo 1933, Edizioni Cronache
• Nicodemi - Visentini - Galmozzi - Borgese,
Quattro studi sulla scultura di Nino Galizzi,
Milano 1945, Officine grafiche Esperia
• B. Belotti,
Storia di Bergamo e dei bergamaschi
,
Bergamo 1959, Poligrafiche Bolis
• M.N. Varga,
Nino Galizzi - Frammenti
,
Milano 1960, Esperia
• G. Visentini - R. Birolli - A. Pica,
7 sculture di Nino Galizzi
a Palazzo Strozzi di Firenze,
Bergamo 1967, Industrie Grafiche Cattaneo
• C.L. Ragghianti,
Nino Galizzi - sculture,
Cinisello Balsamo 1972, Amilcare Pizzi Editore
• G. Anzani,
Nino Galizzi scultore:
tra secessione e classicismo.
Catalogo mostra postuma,
Torre Boldone 1988, Edizioni Grafital
• M. Cattaneo,
Immaginario plastico - anni 1900/1945
,
Libri Aparte editore
• B. Mazzoleni,
Nino Galizzi, itinerario delle opere nella
città di Bergamo
Grafica e Arte - Bergamo
essenziale
Estratti
"...
Nella
vicenda
della
scultura
italiana
del
nostro
secolo,
indubbiamente
questo
artista
inadeguatamente
conosciuto
e
valutato
ha
un
suo
posto
sicuro
e
incontestabile,
per
originalità
ed ampiezza espressiva..."
CARLO L. RAGGHIANTI
Critica d'Arte, Vallecchi Editori -
N.112, Firenze 1968
"...
Una
figura
di
non
sottovalutabile
interesse,
per
originalità
e
ricchezza
espressiva,
singolarmente
autonome
anche
là
dove
le
sollecitazioni
culturali
appaiono più impellenti e manifeste..."
GIOVANNI ANZANI
Catalogo Mostra Postuma,
Bergamo 1988
Ritratto
di Mariuccia Stucchi
Bronzo, h cm 60
Nudo
Gesso, h cm 45
"...
Animoso
statuario
quando
gli
sia
richiesto,
Nino
Galizzi,
nel
chiuso
del
suo
studio,
sembra
rifuggire
dall'impegno
totale
e
costantemente
eleggere
l'eleganza
raffinata
del
frammento.
Il
mondo
privato
di
questo
scultore
e
dunque
il
suo
mondo
più
autentico,
è
una
galleria
di
frammenti... di piccole statue acefale o mutile..."
AGNOLDOMENICO PICA
Nino Galizzi alla mostra Arte moderna in Italia 1915-35,
Palazzo Strozzi, Firenze 1967
"...
Egli
parla
poco
ma,
in
compenso,
trasferisce
nella
scultura
il
suo
particolare
ritmo
dialettico,
composto
di
delicati
accenti
plastici,
soffusi
di
reversibili
trame
mistiche
e
sensuali
che
danno
alle
opere
il
prezioso
nutrimento
di
un'esperienza
condotta
per
fini esclusivamente personali di ricerca..."
MIKLOS N. VARGA
Nino Galizzi "Frammenti", Milano 1960, Esperia
"...
Il
dissidio
che
fa
vive
e
attraenti
tali
opere
sta
dunque,
sintetizzando,
fra
l'elemento
illustrativo
e
quello decorativo.
Fra
maschera
e
personaggio.
Fra
simbolo
e
realtà.
Fra
atti
delle
membra
ed
espressione
dei
volti.
Fra
rigidezza
e
mollezza,
fra
unghiata
e
carezza.
Fra
lascivia
e
castità.
Fra
l'elemento
decadente
e
il
primitivo...
C'è
il
gusto
del
frammentario...
della
linea,
dell'arabesco,
del
ritmo,
ma
in
pari
tempo
c'è
il
gusto
illustrativo,
quasi
letterario,
di
quel
tale
e
ritrattabile
tipo
umano,
di
quella
tal
bambina,
di
quel
tale
seno
di
donna
o
di
quella
schiena
d'uomo..."
LEONARDO BORGESE
Quattro studi sulla scultura di Nino Galizzi, 1945
Scrivono di
Lui
Nino
Galizzi
è
un
artista
di
notevole
interesse
nell’ambito
della
scultura
italiana
del
‘900,
che
merita
di
essere
riscoperto
e
valorizzato
con
una
pubblicazione
come
questa
e,
idealmente,
con
una
retrospettiva
in
cui
approfondire
il
suo
percorso
creativo,
che
spazia
dagli anni Dieci alla scomparsa avvenuta nel 1975.
Lungo
questo
ampio
arco
temporale,
Galizzi
ha
sviluppato
uno
stile
che
coniuga
diverse
fonti
d’ispirazione
-
da
Wildt
e
dalla
Secessione
agli
esordi,
agli
influssi
di
Novecento,
al
richiamo
costante
della
statuaria
classica
-
riuscendo
a
trovare
una
sintesi
tutta
personale, un linguaggio autonomo in equilibrio tra senso plastico e lirismo.
Mentre
certe
opere
di
committenza
pubblica
sono
caratterizzate
da
un
ritorno
all’ordine
e
da
una
solidità
di
ascendenza
novecentista,
nella
vasta
produzione
di
sculture
dedicate
alla
figura
umana
e,
in
particolare,
nei
nudi
femminili,
emerge
la
cifra
stilistica
più
intima
e
più
personale
di
Galizzi,
che
si
traduce
in
corpi
sinuosi
evocativi
della
scultura
classica,
a
volte in forma di frammenti, liricamente indefiniti e sospesi nel tempo.
Durante
la
sua
carriera,
Galizzi
ha
esposto
in
numerose
occasioni
alla
Permanente,
a
partire
dagli
inizi
del
suo
percorso
artistico,
prima
di
ottenere
un
certo
riconoscimento
a
livello
pubblico
e
di
partecipare
alla
Biennale
di
Venezia
e
alla
Quadriennale
di
Roma,
sino
alla fase matura negli anni Sessanta.
Galizzi
è
stato
socio
della
Permanente
per
diversi
anni,
quando
l’ente
rappresentava
un
punto
di
riferimento
imprescindibile
per
l’arte
contemporanea
a
Milano:
le
numerose
esposizioni
sociali
e
le
altre
rassegne
a
cui
ha
partecipato
presso
il
nostro
museo
hanno
contribuito in maniera rilevante allo sviluppo della sua carriera.
Questo
brevissimo
testo
vuole
testimoniare
proprio
il
legame
storico
tra
lo
scultore
e
la
Permanente,
con
l’auspicio
che
questo
volume
possa
rappresentare
un
primo
passo
per
la
riscoperta
di
un
artista
che
valesenza
dubbio
la
pena
diconoscere
più
a
fondo,
valorizzandone in maniera adeguata il contributo alla scultura italiana del XX secolo.
LUCA CAVALLINI
Conservatore Museo della Permanente
”….Alle
iniziali
suggestioni
secessioniste,
derivategli
anche
dalla
lezione
di
Wildt,
proprio
in
quella
insistita
ricerca
sulla
linea…….e
che
trova
la
sua
massima
espressione
nel
gruppo
de
Il
battesimo
di
Cristo
del
1920-21,
in
parte
perduto,
Galizzi
mette
in
scena
un
suo
personalissimo
classicismo
che
si
nutre
di
riferimenti
colti,
lontano,
a
mio
avviso,
dalla
lezione
rodiniana,
se
non
per
alcune
contaminazioni
icono-
grafiche giovanili…
...Nel
ritratto
di
Maria
Cortesi
del
1921/24
il
volto
femminile
dallo
sguardo
assente,
è
rinchiuso
in
un
busto-cratere,
trasponendo
i
connotati
quotidiano-
borghesi
in
una
dimensione
di
atemporalità,
insomma
vi
è
una
commistione
tra
antico
e
dettagli
estrema-
mente
contemporanei,
come
il
cappello
e
quella
sorta
di
stola
che
segna
l’andamento
delle
spalle,
mentre
il
corpetto
diviene
volutamente
pretesto
per
richiamare,
con
l’insistenza
ripetuta
delle
esili
pieghe,
le
vesti
della
statuaria
greca
antica.
Galizzi,
dunque,
è
più
interes-
sato
a
restituire
l’idea
del
soggetto
che
un
suo
puntuale
ritratto,
concependolo
come
una
sorta
di
architettura
nella
sua
posa
esclusivamente
frontale
e
dall’interpre-
tazione decisamente ermetica.
Questa
dimensione
simbolica
si
accentua
ancor
più
nel
gruppo
«Sonno
e
sogno»
del
1936,
esposto
alla
XX
biennale
veneziana.
Il
tema
del
sogno
è
un
tema
caro
alla
Metafisica
proprio
per
la
sua
condizione
di
sospensione
dell’esistenza.
La
figura
femminile,
colta
nell’atto
di
un
sereno
riposo,
è
controbilanciata,
sia
strutturalmente
che
iconologicamente,
dall’irreale
figura
del
sogno,
tradotto
nel
personaggio
di
Marsia,
questo
satiro
che
impugna
il
flauto
con
cui
ha
osato
sfidare il dio Apollo.
Nel
distacco
terreno
del
sonno,
realtà
e
mito
si
incontrano.“
MARCELLA CATTANEO
da: Immaginario Plastico
- storia della scultura a Bergamo -
Vol. 1° . 1900 – 1945 - Libri Aparte editore
”Galizzi,
operando
in
solitudine,
a
tu
per
tu
con
la
materia
e
con
le
proprie
intuizioni,
trovò
la
sua
originale”
classicità”
in
una
dimensione
di
bellezza
presente
e
quotidiana
,
che,
più
che
il
sapore
lontano
e
atemporale
del
mito
,
ha
tutta
la
dolcezza
lirica
ed
esistenziale di un ideale familiare ed accessibile.”
…Cominciano
ad
affollare
lo
studio
di
Galizzi
una
serie
di
torsi
e
nudini
femminili
nei
quali
lo
scultore
sperimenta una personale “poetica del framment “:
La
poesia
arcaica
e
misteriosa
di
questi
corpi
mutili
li
trascinerebbe
al
largo
della
vita
presente
se
non
fosse
che
il
guizzo
vitale
di
un
gesto,
di
una
leggera
torsione,
del
sollevarsi
di
una
spalla
o
del
flettersi
di
un
ginocchio, li rivela all’improvviso frammenti vivi,
...Da
Wildt
a
Rodin,
da
Mestrovic
a
Libero
Andreotti,
dalla
Secessione
viennese
a
“Novecento“,
dal
classicismo
al
“ritorno
all’ordine“:
senza
assoggettarsi
passivamente
a
nessuna
tendenza,
la
creatività
di
Galizzi
seppe
fare
proprie
le
sollecitazioni
più
diverse
a
seconda
delle
esigenze
di
ogni
singola
opera,
per
fonderle
in
quella
che
era
la
sua
originale
visione,
eroica
e
poetica,
ma
soprattutto
trepidamente
umana,
della vita.
BARBARA MAZZOLENI
da: Nino Galizzi
Itinerario delle opere nella città di Bergamo
Edizioni Grafica e Arte - Bergamo
…“il
primo
e
inconsapevole
incontro
con
Nino
Galizzi
è
presto
detto:
un
giorno
di
ormai
11
anni
fa
mi
trovavo
nel
cimitero
di
Bergamo
per
ammirare
i
gruppi
scultorei
messi
in
memoria
dei
defunti
e
ad
ornamento
dei
sepolcri.
E’
ben
nota
del
resto
la
passione
di
nobiltà
e
borghesia
per
la
costruzione
di
simulacri
familiari
che,
a
partire
dall’800,
trasformò
i
cimiteri
in
veri
e
propri
musei
a
cielo
aperto
e
questi
“musei
alternativi”
non
potevano
non
stimolare
la
curiosità
e
l’interesse
di
uno
studente
d’arte
qual’ero
all’epoca.
Fu
durante
questa
visita
che
notai,
poco
dopo
l’ingresso,
un
gruppo
scultoreo
che
mi
colpì
per
la
compostezza
gestuale
e
plastica
con
cui
veniva
rappresentata
la
Pietà
e
che
conferiva
dignità
al
sentimento
di
dolore
che
il
bronzo
stesso
voleva
trasmettere.
Da
quest’opera,
non
firmata,
risalii
al
nome
dell’autore,
scoprendo,
con
un
certo stupore, una pagina web a lui dedicata e curata dagli stessi eredi Galizzi.
Il
mio
forte
interesse
nel
voler
ricostruire
la
produzione
artistica
di
questo
scultore
bergamasco
mi
portò
a
contattare
gli
eredi
e
a
produrre
il
mio
modesto
e
a
tratti
immaturo
lavoro
di
tesi.
In
questo
breve
scritto
non
sono
le
qualità
artistiche
di
Galizzi
e
la
sua
evoluzione
stilistica
che
mi
interessa
prendere
in
esame
e
il
cui
giudizio
critico
lascio
a
chi
lo
studioso
d’arte
lo
fa
di
mestiere,
bensì
mi
interessa
fare
un
breve
accenno
alle
peculiarità
e
all’excursus
della
sua
produzione
artistica,
al
fine
di
poter
spiegare
al
meglio
le
motivazioni
che
hanno
acceso
il
mio
personale
interesse
di
ricerca
e che credo siano anche il valore delle opere di Galizzi.
La
produzione
dell’artista
si
può
suddividere
in
due
filoni:
una
pubblica,
che
fa
riferimento
alle
grandi
opere
di
committenza;
una
più
intima
e
privata,
in
parte
esposta
nelle varie rassegne artistiche.
...
Relativamente
al
secondo
filone,
ritroviamo
i
vari
ritratti,
maschere
e
nudi
che
si
rifanno
ad
uno
stile
equilibrato,
rigido
e
severo
nella
strutturazione
plastica,
molto
vicino
a
Wildt
e
alla
tradizione
classicista,
in
netta
contrapposizione
e
rifiuto
delle
proposte avanguardiste dell’epoca. (Futurismo e Cubismo).
Continuando
la
propria
ricerca
stilistica
nel
solco
di
un
manierismo
neo-classicistico,
in
cui
troviamo
opere
che
risentono
di
uno
stile
maggiormente
espressivo
e
di
una
plastica
più
asciutta,
idealizzata
e
sintetica
-
Galizzi
avvia,
a
partire
dagli
anni
’20,
un’originalissima
produzione
di
frammenti,
che
personalmente
ritengo
essere
quella
più
intima,
in
cui
emerge
il
suo
più
libero
sentire
artistico.
Anche
questi
frammenti
non
sono
esenti
da
una
loro
evoluzione
e
sfoceranno,
negli
ultimi
anni
di
attività
dello
scultore, nella realizzazione di danzatrici e figure muliebri…..
…
L’osservatore,
rimirando
i
frammenti
di
Galizzi,
viene
rapito
dalle
astrazioni
lineari
che
caricano
di
mistero
l’opera
e
la
gettano
in
una
sorta
di
dimensione
atemporale
e
metafisica …
…
In
sintesi
si
può
affermare
che
la
produzione
artistica
dello
scultore
è
tutta
rivolta
alla
ricerca
di
equilibrio
e
armonia
nella
rappresentazione
dell’essere
umano.
Ed
è
rifacendosi
all’arte
classica
e
alle
tradizioni
artistiche
che
Galizzi
indaga
la
natura
umana
e
infonde
poesia
e
valori
metafisici/spirituali
all’opera
d’arte.
Come
lo
stesso
artista
recitava
“
l’arte
riassume
la
vita
,
ne
è
il
suo
specchio
più
terso.
Ora
l’arte
non
imbroglia
ne’
travisa
la
vita
,
come
spesso
la
storia.
Essa
racconta
l’uomo
e
l’universo
attraverso lui“
MAURO PALAMINI
da: Tesi di Laurea - Anno Accademico 2008/2009
Università degli studi di Pavia - Facoltà di lettere e filosofia
Corso di Laurea in Scienze dei Beni Culturali
La Ricerca - 1960
Gesso, h cm 40